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Essere genitori dopo tanta attesa è una gioia che non si può esprimere a parole. Insieme alla felicità di essere genitori bisogna affrontare le ripercussioni che una eventuale estraneità genetica con il figlio può comportare dal punto di vista psicologico. Dico sempre alle mie pazienti che l’imprinting della madre sul bambino che porta in grembo è enorme e crea un’affinità biologica ma la questione è complessa per vari motivi e ritengo sia importante parlarne.

La fecondazione assistita e il ruolo genitoriale

Un  aspetto che accomuna l’adozione con le tecniche di fecondazione assistita è la concezione sociale del ruolo genitoriale. Nell’adozione l’estraneità genetica fra i genitori e i figli non è celata mentre lo è quando si ricorre alle tecniche di fecondazione assistita in particolare eterologa.
Nel campo della PMA, quando si parla di genitorialità, sono frequenti i parallelismi con l’adozione sia perché le coppie che accedono ai trattamenti provengono da storie di infertilità, sia in quanto le donazioni di gameti comportano una non continuità biologica tra uno o entrambi i genitori ed il figlio.

Il bambino nato dalla fecondazione assistita dovrebbe conoscere la propria origine biologica

Numerosi studiosi dello sviluppo sono concordi nell’affermare che, per la formazione dell’identità, è cruciale che il bambino abbia informazioni rispetto alla propria origine biologica, il contrario  può determinare una confusione dell’identità e rischi di problemi emotivi per la necessità di collocare e collocarsi nello spazio e nel tempo.

Non è il mancato legame genetico tra genitore e figlio una minaccia di per sé alla loro futura relazione, ma la conoscenza non espressa di tale origine può diventare un ostacolo, un filtro capace di minare le relazioni familiari, producendo nei bambini identità confuse e conflittuali.

Il conflitto in seno alla famiglia riguardo al mantenere il segreto o no, la paura che la mancanza di un legame genetico tra genitori e figli possa minacciare la loro relazione è fonte di profonda riflessione .

L’accettazione della sterilità da parte della coppia

Molti studiosi sono d’accordo sul fatto che Il problema che si pone riguarda sostanzialmente l’accettazione e l’elaborazione della sterilità da parte dei genitori, o di uno dei due. Lo stress prodotto dall’impossibilità di procreare è un elemento che non va trascurato, nemmeno dopo che le tecniche riproduttive sono riuscite ad annullare questa realtà. Il benessere sessuale della coppia genitoriale può venire pesantemente intaccato, sia dalla diagnosi di sterilità, sia dal dovere ricorrere a tecniche extracorporee.

Queste paure insieme a una riflessione non conclusa possono incidere sulla modalità con cui i genitori relazionano al figlio, frutto della procreazione.

Se le difficoltà coniugali permangono, queste avranno una pesante ripercussione sui figli,  già solo per il fatto  che il segreto ci sia e non tanto il contenuto del segreto. Non rimuovere, da parte della coppia, il giudizio di innaturilità in merito alle tecniche di PMA è un  elemento negativo e pericoloso.

Il concetto di segretezza  e vergogna legati alla fecondazione artificiale, sono variabili che si devono affrontare quando emergono.

il problema del diritto del figlio a conoscere o a non conoscere le sue origini e’ un argomento da approfondire anche per non avere ripercussioni comportamentali nei confronti dei figli: dall’iperprotezione alle paure causate dall’ansia.

Conoscere la verità sulle proprie origini biologiche da bambini risulta meno traumatico che farlo in un’età in cui il ragazzo o la ragazza abbiano una personalità già strutturata.

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